Veneto Congiuntura industria: II trimestre 2020

Vicenza, 6 agosto 2020 | Nel secondo trimestre 2020 gli effetti delle misure di contenimento legate alla pandemia di Covid-19 hanno acutizzato la caduta dell’attività industriale già emersa nei primi mesi dell’anno. Secondo l’indagine VenetoCongiuntura l’effetto dell’emergenza ha comportato una contrazione dell’attività manifatturiera regionale tre volte maggiore rispetto a quella rilevata nel primo trimestre (-22,4% vs -7,6% su base annua). La variazione congiunturale destagionalizzata è risultata del -19%. Anche le ultime stime dell’Istat confermano nel periodo aprile-giugno 2020 l’aggravarsi dei danni economici con una riduzione del Pil italiano senza precedenti (-12,4% rispetto al trimestre precedente, dopo il -5,4% del primo trimestre). Le migliori condizioni della domanda e l’attesa di una ripresa economica fanno sperare per i prossimi mesi a uno scenario più positivo per l’industria, pur continuando ad operare al di sotto della capacità produttiva e limitando le ore lavorative. L’analisi congiunturale sull’industria manifatturiera di Unioncamere del Veneto è stata effettuata su un campione di oltre 2.000 imprese con almeno 10 addetti, a cui fanno riferimento quasi 83.000 addetti (www.venetocongiuntura.it). Sono informazioni importanti che misurano lo stato di salute delle imprese nel periodo culmine della crisi Covid e nella fase più acuta del lockdown.

«Nel trimestre aprile-giugno 2020 – sottolinea Mario Pozza, presidente di Unioncamere del Veneto – si palesa il collasso della produzione industriale a seguito dell’emergenza sanitaria. Lo shock Covid ha fatto precipitare anche il mercato del lavoro del Veneto in uno scenario assolutamente inedito, nonostante il divieto di licenziamento da parte delle imprese. Basta guardare alla diminuzione delle posizioni di lavoro dipendente (-36 mila tra il 13 luglio 2019 e il 12 luglio 2020, secondo Veneto Lavoro) e all’impennata delle ore di cassa integrazione guadagni (in tutto il 2019 erano state concesse al Veneto 17 milioni di ore, solo nel secondo trimestre 2020 quasi 194 milioni) per avere un’idea della situazione emergenziale che stiamo affrontando. La forte incertezza su tempi e modi di uscita dalla crisi sanitaria e le ricadute sul mercato del lavoro hanno ridotto il potere d’acquisto delle famiglie e aumentato il risparmio, frenando così la domanda, nonostante i provvedimenti a sostegno del reddito assunti dal Governo in questi mesi. Anche il clima di fiducia dei consumatori, pur in miglioramento, segnala crescenti timori sulla situazione lavorativa ed evidenziata la rinuncia degli acquisti non necessari. Dopo un impatto così estremo, la strada verso la ripresa è ancora lunga ed è essenziale che le condizioni della domanda continuino a migliorare. Ci si augura che l’allentamento delle misure restrittive e il rilancio della domanda interna possano aumentare la produzione e i nuovi ordini. È evidente tuttavia che i danni occupazionali subiti in fase di lockdown non sono recuperabili nel breve periodo. Conforta la constatazione che la flessione occupazionale sia stata arrestata e che vi siano indizi di avvio del recupero, a cui è fondamentale agganciare mirate misure di sostegno alla ripartenza».

Guardando all’insieme delle imprese manifatturiere intervistate, sotto il profilo dimensionale non si evidenzia una particolare differenza tra l’andamento della produzione industriale nelle imprese di piccole dimensioni (10-49 addetti, -22,7%) e in quelle medio-grandi (50 addetti e più; -22,2%). Osservando la tipologia di bene la diminuzione è determinata soprattutto dalle imprese che producono beni intermedi (-28,5%), mentre risulta inferiore alla media regionale la decrescita per le aziende che producono beni di investimento (-19,2%) e beni di consumo (-17,8%). A livello settoriale tutti i comparti colpiti dall’obbligo della sospensione delle attività hanno accusato una flessione della produzione a doppia cifra, continuando così la caduta rilevata nei primi mesi dell’anno: il crollo è risultato più evidente per i mezzi di trasporto (-39,7%), il sistema moda (-34,1%) e il legno mobilio (-30,4%). Variazioni negative inferiori alla media regionale invece nei settori macchine elettriche ed elettroniche (-19,1%) e macchine ed apparecchi meccanici (-17,2%). L’alimentare e bevande, comparto meno interessato dalla sospensione delle attività, ha registrato una diminuzione più tenue (-8,3% era -1,1% nel primo trimestre). In forte flessione anche le “altre imprese manifatturiere” (- 14,3%), dove incide la chimica-farmaceutica, unico settore che nel primo trimestre 2020 era rimasto stabile.

L’incertezza ha determinato il rinvio delle decisioni di investimento delle imprese, in un contesto interno e internazionale con molte nubi all’orizzonte. Nel secondo trimestre 2020 le prospettive degli imprenditori per i successivi tre mesi sono però decisamente più rosee. I saldi tra coloro che prevedono un incremento e coloro che si attendono una diminuzione risultano positivi per tutti gli indicatori analizzati. Per la produzione, dopo il record di sfiducia registrato nel primo trimestre 2020 (-51 punti percentuali), il saldo è risultato positivo e pari a +6 punti percentuali: a livello dimensionale e settoriale risultano più fiduciosi gli imprenditori delle imprese medio-grandi (+17,7 p.p.) e quelli dei comparti alimentare e bevande (+33,5 p.p.), marmo, vetro e ceramica (+23,2 p.p.), macchine elettriche ed elettroniche (+18,9 p.p.) e legno e mobile (+18 p.p.). Ancora pessimisti invece gli imprenditori dei mezzi di trasporto (-31,2 p.p.) e del sistema moda (-4,2 p.p.). Dopo la forte incertezza dei primi mesi dell’anno, ritorna positivo anche il saldo previsionale per il fatturato (+5,9 punti percentuali) e per gli ordinativi dove c’è una maggiore fiducia nella ripresa di quelli esteri (+6,9 p.p.) rispetto a quelli interni (+2,9 p.p.). Nel terzo trimestre ci sono quindi le condizioni per attendersi un rimbalzo del comparto industriale, spiegato soprattutto dal confronto con i livelli molto bassi raggiunti dagli indicatori economici nel secondo trimestre.

Nonostante il recupero atteso, la produzione industriale nel complesso 2020 è destinata a un crollo senza precedenti rispetto al 2019. Le previsioni rilasciate da Prometeia a luglio fissano la dinamica del Pil del Veneto del 2020 in flessione del -10,6% (rispetto ad un dato nazionale del -10,1%) a seguito dell’indebolimento del settore turistico e della domanda estera. Le esportazioni sono viste in calo del -16,9%, gli investimenti fissi del -19,5%, i consumi delle famiglie del -10,2% e le unità di lavoro del -10,2%.

 

Comunicato stampa

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